“Risplenda di luce che mai si spegne”
Carissimi fratelli e sorelle si conclude oggi il nostro cammino quaresimale di quaranta giorni: oggi anche noi, come l’antico Israele, attraverso la celebrazione della liturgia pasquale e dei sacramenti, facciamo realmente il nostro passaggio personale e comunitario dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce.
Nella Bibbia il numero quaranta indica una lunga attesa, una lunga prova, un tempo sufficiente per vedere le opere di Dio, un tempo per Lasciarsi riconociliare da Dio!
“Le tenebre dell’antica notte hanno ceduto il posto alla vera luce”: con queste parole San Leone Magno annuncia la Pasqua del Signore, origine e culmine di tutta la vita della Chiesa. E’ “la festa delle feste” nella quale la Chiesa si rivolge al suo Signore, “amante della vita” (Sap 11,26), acclamando con immensa gioia: “E’ in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce” (Sal 36,10). La liturgia di questo “giorno fatto dal Signore” dalle tenebre della schiavitù ci conduce alla luce della libertà dei figli di Dio. Ci fa passare dall’oscurità del sepolcro alla luce della vita nuova in Cristo risorto. In Lui, primogenito di coloro che risorgono dai morti (Col 1,18), si illumina il destino dell’uomo e la sua identità di «immagine e somiglianza di Dio» (Gn 1,26-27); il cammino della nostra storia, segnata dal dolore e dalla fatica, si apre alla speranza di nuovi cieli e nuove terre. Noi tutti battezzati, che la tradizione cristiana definisce «illuminati»: per la nostra adesione vitale a Cristo-Luce, sappiamo che la nostra esistenza è radicalmente cambiata. Dio ci «ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile» (1 Pt 2,9) e davanti a noi ha dischiuso un orizzonte di vita e di libertà. Ecco perché innalziamo il «canto nuovo» (il preconio, il gloria, l’alleluia) come memoria delle meraviglie operate dal Signore nella nostra storia di «salvati», e come rendimento di grazie per una vita di luce.
Gli auguri che vi rivolgo quest’anno trovano nella liturgia pasquale il loro segno più eloquente. La nostra comunità, non solo la chiesa, si rivesta di luce pasquale e risplenda come la colonna di fuoco, come il cero pasquale, come segno inconfondibile della presenza di Cristo nelle nostre case e nel nostro paese.
Auguri di Santa Pasqua! don Sergio